info su formazione ed esperienza artistica/about training and artistic experience

Seguo da sempre, da quando ho cominciato a tracciare i primi segni su carta, una via autodidatta che penso sia insufficiente ma importante. Insufficiente perché ci sono molte tecniche artistiche che posso ancora imparare in corsi o seguendo altri artisti che le praticano e le insegnano, importante perché credo alla “via del disegno” precedente al colore come fonte inesauribile di scoperte sia tecniche che espressive. De Chirico è un mio maestro per questo tipo di approccio, così come Van Gogh per il colore ma anche il friulano Anzil con le sue trovate velate e corrose o il veneziano di formazione e goriziano-sloveno Mušič con i suoi: “nous ne sommes pas la dernière”. Ho seguito e studiato molti maestri, rimanendo abbagliato dal buio umano de “las pinturas negras” di Goya così come molti altri che lavorano con il segno e riempiono nel tempo con il colore, o che al contrario rompendo lo schema, innovano il moderno. Sono debitore di molti artisti, contemporanei e non, a cui devo qualcosa con gratitudine infinita perché mi hanno fornito, con il loro lavoro, materiale sul quale pensare e con il quale crescere. Davanti al giovane, acerbo Monet rimango come un bambino che si calma dopo la sfuriata di inviadia e davanti a “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino” di Leonardo piango e rimango muto. Non riesco ancora a vedere un mio stile. Non capisco chi parla di uno stile in pittura o in arte. Penso sempre ad una “via” che possa comprendere cuore, gesto e cognizione in un balletto senza fine. Non si perviene ad uno stile, si può economizzare e accontentarsi perchè non si riesce a superarsi e allora le forme possono ripetersi, superandosi nello stesso tempo e andando via via a precisarsi talvolta anche verso lo sgorbio, la sintesi malriuscita, il ghiribizzo interessante o degenerare nella noia e nell’arte puramente commerciale. Lo studio della storia dell’arte mi arricchisce e talvolta mi crea delle strade chiuse dalle quali cerco di uscire.

I have always followed, since I was making the first signs of paper, a self-taught way that I think is important but insufficient. Insufficient because there are many artistic techniques that I can still learn in courses or by following other artists who practice and teach, because I believe the important “way of drawing” before the color as an inexhaustible source of discoveries both technical and expressive. De Chirico is my teacher for this approach, as well as Van Gogh for the color but also the Friulian Anzil with its veiled and found corroded or the Venetian training and Gorizia and Slovenia Mušič with her: “I nous sommes pas la dernière “. I followed and studied many teachers, being blinded by the darkness of the human “pinturas las negras” Goya as well as many others who work with the sign and fill in the time with the color, or on the contrary, breaking the pattern, innovate the modern. I am indebted to many artists of the contemporary age. I owe something with infinite gratitude because I have provided, with their work, the material on which thinking and with whom grow. Before the immagine of a younger immature Monet am like a child who is calm after the outburst envy of and in front of “The Virgin and Child with St. Anne” by Leonardo I weep bitterly and remain silent.
I still can not see my own style. I do not understand those who speak of a style in painting or art. I always think to a “way” which can include heart, action and cognition in a ballet without end. One does not come to a style, you can economize and be content because you can not overcome and then forms can be repeated, surpassing the same time and going gradually to specify applicable sometimes to the scrawl, the synthesis botched, or escalate the whim interesting boredom and art purely commercial. The study of art history enriches me and I sometimes creates the closed roads from which I try to get out.